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È un percorso non lineare quello che mi ha condotto ad esplorare ambiti diversi della scrittura e della creatività. Per chi ama scoprire anche ciò che non sta cercando, per chi ama spigolare seguendo il proprio istinto, qui c'è del materiale: riflessioni e contributi di arte, fotografia, video, poesie, comunicazione, geografia, personaggi…

[20/10/1994]

Due mostre, una recensione


A Milano e a New York black per l'obiettivo

Black Male è il titolo di una mostra che il Whitney Museum di New York dedicherà nel mese di novembre alla rappresentazione del maschio nero nell'arte americana degli ultimi venticinque anni. A partire dalle ripercussioni del movimento Black Power sulla cultura degli anni sessanta verranno esposte un centinaio di opere di 29 artisti, affiancate dalla proiezione di film di registi black e video musicali.

Con questa esposizione il Whitney Museum intende ristabilire un'immagine più equilibrata rispetto allo stereotipo del black american, fino ad oggi molto spesso visto e rappresentato nel suo aspetto estremo, o di aggressività o, al contrario, di estrema fragilità sociale. Il momento non è casuale, basti pensare ai modelli che negli ultimi anni sono passati al tritacarne dei media americani e internazionali: Rodney King, O.J. Simpson, Mike Tyson hanno attirato l'attenzione dell'opinione pubblica scatenando reazioni morbose e classiste. Dice la black american Lowery Sims, curatrice associata del Whitney Museum: “Se le immagini della mostra ci metteranno di fronte ai luoghi comuni sui neri, questo ci aiuterà ad iniziare una discussione sulle responsabilità del rapporto fra immagine e comportamento sociale.”

Chi, soprattutto come fotografo ma anche come regista, scrittore e compositore, ha contribuito all'affermazione dell'altra cultura nera, è Gordon Parks, le cui foto sono ora in mostra alla Galleria Il Diaframma Kodak Cultura fino al 5 novembre. In Black Americans – questo è il titolo della mostra – una sessantina di immagini in bianco e nero scattate fra gli anni Quaranta e i Sessanta raccontano la vita quotidiana ad Harlem, la povertà, le gang, i black muslim. Sono esposti anche alcuni ritratti come quello di Malcolm X e Muhammad Ali. Gordon Parks, che fu il primo fotografo nero della rivista Life, non ha ritratto soltanto la sua gente ma ha realizzato reportage su diversi temi spinosi nel mondo (da ricordare il suo lavoro su Flavio, un bambino di strada delle favelas brasiliane) ed è anche stato fotografo di moda per le riviste Vogue e Glamour. Nel 1971 diede il suo contributo al mondo del cinema con la regia del film Shaft, una detective story con la particolarità di avere come protagonista un investigatore nero. Questo film, pur non avendo nulla di veramente innovativo, ebbe però il merito di creare un eroe per il pubblico black e di diventare in seguito un film culto anche per tutto il resto della platea, tanto che in seguito ne vennero realizzati due remake e una serie di telefilm.

Come scrittore ha pubblicato il libro Being Black sulla condizione dei neri d'America e l'autobiografia Voices in the Mirror, tradotto in nove lingue. Ha appena terminato di comporre le musiche per un balletto dedicato a Martin Luther King e attualmente sta scrivendo a New York (città in cui attualmente vive) un romanzo.

Gordon Parks iniziò la carriera di fotografo alla fine degli anni Trenta, sull'onda degli ideali morali ed estetici dei fotografi della Farm Security Administration, che documentavano gli effetti devastanti della Grande Depressione sui ceti più deboli della popolazione americana. Ed è su questa linea di rigore e serietà che si riallacciano le immagini di Black Americans, dove il fotografo partecipa da vicino, ma si fa anche piccolo per far parlare le persone, i loro drammi, le difficoltà quotidiane.

Valentina Carmi

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