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[30/1/2008]

# 22_Beppe Caturegli


Contaminazioni

Amsterdam, Olanda. Pioggia finissima, refoli di vento. Sono stanco. Le due buste che ci portiamo dietro da diverse ore sono diventate pesantissime. I bulbi di jumbo amarillis pesano più di un chilo l'uno e ognuno è grande come un melone. Il signor De Jong ci ha assicurato che sono di quelli buoni, rari, speciali, all'antica, cioè fioriscono a primavera – quaranta giorni dopo che li hai messi nella terra – e continueranno a farlo per sempre. Data la differenza di prezzo con gli altri… l'attesa, il fare riservato, la scelta accurata… ed ora le braccia che non me le sento più… spero proprio che siano quelli giusti. Gli altri, i cloni mono-fioritura (che sono per i turisti) sembrano esattamente identici, non c'è modo di riconoscerli, almeno per me, anche se ho avuto il tempo di confrontarli a lungo. La differenza è che ora le multinazionali che controllano il business dei fiori, distribuiscono in tutto il mondo piante e bulbi con caratteristiche controllatissime per colore, dimensione, tempo di fioritura e spesso anche di profumo, ma che devi rinnovare ogni anno alimentando una rendita vitalizia per le multinazionali stesse. È quello che avviene anche per la soia e gli altri prodotti OGM, detti anche transgenici: gli agricoltori devono ricomprare i semi ogni anno perché le piante sono sterili. Con la scusa che le piante devono essere in grado anno dopo anno di resistere ai parassiti in modo sempre più specifico per poter avere la resa e le caratteristiche promesse, si devono aggiornare le sementi ad ogni semina. In un passato ormai sfocato le sementi venivano ricavate selezionando i raccolti. Ora ciò non è più possibile, se si vogliono avere risultati certi.

Significato. Se dico contaminazione, che in effetti è una parola un po' abusata, qualcuno potrebbe pensare a un cibo nouvelle cuisine con influenze etniche, o a una composizione musicale o a un pezzo d'arte dove si riscontrino influenze varie… oppure a una critica dove le parole quasi mai corrispondono alle cose vere. Voglio dire che mi sembra che questa parola venga usata sempre più spesso in senso metaforico e positivo. Invece vorrei intendere contaminazione proprio in senso letterale e fisico, precisamente pensando agli organismi – umani animali o vegetali – che sono contaminati da elementi chimici, biologici o radioattivi e per questo subiscono modificazioni alla loro struttura di base. Oppure agli organismi modificati geneticamente, quindi contaminati di proposito nella loro struttura genetica per ottenere il miglioramento di una o alcune qualità specifiche richieste – o imposte – dal mercato. Sembra evidente che anche nei casi in cui la contaminazione venga somministrata involontariamente, essa si verifichi come conseguenza imprevista di un processo di sviluppo centrato sulla tendenza ad assecondare le leggi di mercato. Per esempio: sviluppo di enormi quantità di energia a minor costo, interventi di ridisegno ambientale a minor costo, sostituzione di materiali estremamente costosi con altri di minor costo (ma radioattivi)… Cito i sinonimi di contaminazione che trovo nel dizionario di un comune programma di scrittura: contagio, infezione, trasmissione, propagazione, epidemia, rapida diffusione, inquinamento, infestazione, avvelenamento, corruzione, disonore, offesa, incrocio, malattia, influenza negativa, intossicazione, degrado, ammorbamento, alterazione… malattia, putrefazione. Fra i termini contrari spiccano: decontaminazione, purificazione, disinfestazione, disinquinamento, integrità.

Boston, Massachussets, USA, Harvard Medical School. Futuro-prossimo, qualche anno fa, 12 marzo 1999, rivista Science. Un team di genetisti, fra gli esperimenti più originali e/o assurdi, ha cercato di produrre polli con quattro cosce, due in più, al posto delle ali.

Ozersk, Russia, ex Unione Sovietica. La città di Ozersk era chiamata Celjabinsk-65, ed era una città invisibile, non segnata sulla mappa, sito di esperimenti segreti e protetti dalla più stretta sorveglianza. Silenzio stampa. Centrale nucleare. Ora tristemente nota. Per effetto della lunga esposizione a materiali radioattivi, gran parte della popolazione ha subìto modificazioni nella catena cromosomica, che è la struttura di base del corpo umano più delicata e ricettiva. I casi percentuali di malattie, morti e malformazioni sono stati e sono elevatissimi.

Celjabinsk-40, Russia, ex Unione Sovietica. Siamo nella provincia di Celjabinsk, sul fianco orientale degli Urali del Sud, 15 chilometri a est della città di Kyshtym. Il complesso nucleare occupa un'area di circa 90 chilometri quadrati. È situato in una regione di laghi (i maggiori sono il Kyzyltash e l'Irtyash) ed è attraversato dal fiume Tekha. Oltre a Celjabinsk-40 qui è stata costruita anche Celjabinsk-65, zona militare-industriale e di forza lavoro. Nel 1955, subito dopo l'apertura del Lawrence Livermore National Laboratory negli Stati Uniti, fu costruita un'altra città conosciuta come Celjabinsk-70, laboratorio di esperimenti fisici collegati alla produzione di Celjabinsk-40. Celjabinsk-40 è meglio noto come Majak (in russo faro): fu costruito a partire dal 1945 e reso operativo per la produzione di plutonio già dal giugno del 1948. La prima bomba atomica sovietica, fatta esplodere nell'agosto del 1949, giusto in tempo per il settantesimo compleanno di Stalin, fu costruita utilizzando plutonio prodotto a Majak.

Majak, Russia, ex Unione Sovietica. L'area intorno a Majak è stata definita come la zona più contaminata del pianeta. Per oltre sei anni, fino al 1951, scorie liquide radioattive di medio e alto livello vennero sistematicamente rilasciate in enormi quantità dalla centrale di Majak nel fiume Techa, l'unica risorsa idrica per i 24 villaggi che si affacciavano lungo il fiume, esponendo alla contaminazione radioattiva più di centomila abitanti della zona. Nel 1951, la radioattività del fiume Techa raggiunse l'oceano Artico, sebbene il 99% del materiale radioattivo, una volta eliminato dalla centrale, si fosse depositato in un'area entro i 35 chilometri dalla centrale di Majak. Questa scoperta portò a un cambiamento nella politica della discarica del materiale radioattivo. Fu proibito l'uso dell'acqua del fiume e dei suoi affluenti per uso umano e alcuni abitanti furono evacuati da quelle zone. Furono costruite dighe e riserve artificiali in modo da evitare che la radioattività si spargesse dalle zone più contaminate, e gli scarichi dell'impianto furono rilasciati sempre più nel lago Karachaj, senza sbocchi diretti nell'oceano, piuttosto che nel fiume. Durante un periodo di secca, il lago Karachaj si ritirò parzialmente – era l'estate del 1967 – lasciando una melma altamente radioattiva che, una volta seccatasi, fu dispersa dal vento sotto forma di polvere radioattiva in un'area di oltre duemila chilometri quadrati.

Sensazione. Fra gli infiniti esempi di contaminazione, anche due fenomeni distanti e opposti per natura come la selezione dei fiori e i cromosomi aberrati – speculari fra loro come la creazione e la distruzione – suscitano in me una sensazione simile. I coloratissimi campi di tulipani, nella loro surreale, ordinata e anche un po' sinistra bellezza, e i cromosomi ripresi al microscopio elettronico ed esaltati dalle colorazioni di contrasto delle fasce genomiche per individuarne le lesioni, sembrano urlare la loro appartenenza allo stesso mondo. Il colore vivace, che viene percepito come indicazione della vita, assume una valenza virata dalla contaminazione degli scenari stessi. Questi colori squillanti evocano una realtà complessa, contraddittoria, multiforme, oscillano fra l'estasi e la disperazione. Al termine di una notte in discoteca, quando l'esaltazione sensoriale che ci ha fatto intravedere lo spiraglio di un misticismo contemporaneo si muta in stanchezza, le luci strobo ci rivelano d'improvviso una realtà esaurita e grottesca. Una realtà innaturale e mai più solenne. Mai fissa, mai realmente stabile, in continuo fluire, oscillante verso opposti entrambi possibili, ma in nessun caso mai più veramente verosimili… Al termine della notte della ragione, in un buio dai colori straordinari, appaiono i titoli di coda rappresentati dalla mappatura del DNA umano espressa con lettere o colori, ove i quattro attori principali – A=adenina, C=citosina, G=guanina, T=timina – unendosi in migliaia di possibili sequenze differenti, disegnano le quasi infinite possibilità dell'essere umano.

Washington D.C., USA. Come per un gioco linguistico di contrappasso ritorna il termine contaminazione in una luce nuova e misteriosa: partendo dal DNA di un soggetto umano, è possibile calcolarne gli spostamenti e le contaminazioni – questa volta nel senso di incroci – e ricostruirne la storia e le tappe etniche. Il Progetto Genoma, patrocinato dalle Nazioni Unite, dà la possibilità ai ricercatori di stabilire che un maschio ariano nato nel 1930 nel Nord della Germania discenda da un ceppo etnico originato e sviluppatosi nel Centro Africa 400.000 anni fa, spostatosi nel Medio Oriente 200.000 anni fa, riconducibile a un'etnia dei Balcani 100.000 anni fa, stabilitasi nella Penisola Iberica 40.000 anni fa...

Zeven, Germania. Il signor De Jong è nato vicino ad Amburgo nel 1930 e ha lasciato la Germania quando nel 1937 la sua famiglia ha fatto ritorno in Olanda. Si è interessato di ingegneria genetica in floricoltura, e occasionalmente di genoma umano…che non è poi molto più complicato. Mi ha raccontato che fino a non molti anni fa si pensava che la specie umana avesse centinaia di migliaia di geni. Ne sono stati invece contati circa 30.000, da confrontarsi con i circa 28.000 di una pianta e i 18.000 di un verme.

Beppe Caturegli


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